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Chiedi e ti sarà dato

Finchè un essere umano non trova la chiave per entrare in se stesso tenderà a soffrire, perchè avvertirà in sè un forte senso di mancanza.

Il senso di mancanza può riguardare aspetti economici, aspetti affettivi, aspetti familiari.

Quando entriamo in contatto con quel buco nero fatto di sconforto, di avvilimento e di un senso di non farcela tendiamo a respingerlo invece di ascoltarlo.

Quello che ne risulta è che continueremo a portarci dietro

gli strascichi di quel vuoto in ogni

momento delle nostre

giornate per poi rivivere il picco emotivo che

si presenta una qualsiasi situazione che lo fa riemergere.



Il problema non è mai la situazione in sè, ma la nostra

incapacità di affrontare a tempo debito i nostri vuoti.


A quel punto ciò che contraddistinguerà il nostro modo di concepire una determinata situazione in cui sentiamo di non avere potere sarà lo sconforto.


Come si comporta una persona che lavora su se stessa e che vede il mondo esteriore come una gigantografia del mondo interiore? Entra all'interno di sè.

Entra in contatto con quel vuoto, lo ascolta con tutti i sensi, lo fa suo, lo ingloba con il suo essere. Lo vive con tutto se stesso.


Questo atteggiamento di profonda accettazione (se ben condotta) porterà a una diminuzione della sofferenza emotiva e a un profondo senso di gratitudine ed espansione.

L'accettazione trasforma gli stati d'animo.


 


Ma se questo non bastasse c'è altro su cui lavorare:

Conscio del fatto che tutte le situazioni esteriori che generano in lui un senso di mancanza non sono altro che eventi che evidenziano una sua visione alterata della realtà, va alla ricerca di meccanismi limitanti, magari acquisiti durante l'infanzia, che lo guidano inconsapevolmente verso della situazioni disfunzionali. E' come avere installato un pilota automatico che ci porta a vivere proprio quello che non vorremmo affrontare.

Quali potrebbere essere degli esempi tipici di meccanismi sabotanti?


  • Ho paura di chiedere ciò che mi serve per non fare un dispiacere agli altri

  • La ricchezza è limitata, non ce n'è per tutti

  • Il denaro è sporco

  • Tutti gli uomini/ donne sono fatte allo stesso modo

  • Non troverò mai una persona che mi renda veramente felice

  • E' impossibile perdonare quel comportamento

  • Dire di no è scortese


Il trucco è riconoscere in primis quanti meccanismi limitanti ci portiamo dietro che ci bloccano la strada prima ancora di intraprenderla. Presa consapevolezza, è necessario adottare un pensiero nuovo, un pensiero che vada a sostituire quella falsa credenza che abbiamo acquisito senza il nostro volere.



Per quanto riguarda il senso di mancanza, che è l'argomento di questo articolo, è necessario iniziare a pensare che non esiste un limite all'abbondanza finanziaria, lavorativa, affettiva.

Ce n'è sempre abbondantemente per tutti. Questo non è pensiero positivo, mi raccomando, è pensiero oggettivo. In tempi di crisi c'è sempre chi si arricchisce e la sua ricchezza dipende da come la persona si approccia alla vita.

Se ci portiamo dentro un senso di mancanza, fuori troveremo solo desolazione.

Se viviamo con un senso di abbondanza, di infinite possibilità e di fiducia nella vita si apriranno infinite porte.





La vita va saputa maneggiare per poter vivere e non sopravvivere.

Bisogna conoscerne le leggi e agire con profonda conoscenza di tutti gli intricati meccanismi che la compongono.

E' un gioco di equilibri, un continuo alternarsi di luci intene che appaiono come ombre all'esterno.

Bisogna maneggiare i nostri stati d'animo e il nostro essere come si maneggiano i metalli:

solamente la conoscenza dei processi porta alla trasmutazione.

E' tutto a portata di mano, ciò che desideriamo si trova dietro l'angolo e aspetta di poter entrare a far parte della nostra vita, ma questo accadrà solo se glielo permettiamo.

Questo significa saper cavalcare l'onda.



Giulia Perna Naturopata

e Alchimista



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